Il virus non ferma la prostituzione nonostante gli avvertimenti

| 1 Aprile 2020

Stiamo vivendo una situazione sanitaria straordinaria. La pandemia del coronavirus ha messo in ginocchio il mondo intero ed ha coinvolto la maggior parte dei settori professionali, ma nel caso del settore della prostituzione la situazione è alquanto diversa.

Molte donne hanno segnalato la propria difficoltà a Médecins du monde, per dare voce alla situazione di precarietà e ai rischi che stanno vivendo. Siamo dinanzi a un settore molto vulnerabile e con poca protezione, che sta vivendo questa crisi in un modo totalmente diverso dal resto del mondo.

La prostituzione continua durante il coronavirus

Molte prostitute di tutto il mondo si sono viste obbligate a continuare a prostituirsi in questo momento di crisi e isolamento globale. Molte di queste hanno denunciato la loro situazione all’organizzazione Médecins du monde affinché ci sia un maggior controllo e si possano adottare le misure necessarie.

Tale organizzazione ha verificato che la maggior parte dei locali in cui si esercita la prostituzione ha chiuso a causa della COVID-19, tuttavia, ci sono altre professioniste che sono obbligate a continuare ad esercitare la professione per evitare di vivere una crisi economica. La situazione si aggrava nel caso in cui queste ragazze sono sottomesse ad altre figure che si occupano di procurare loro i clienti. In questi casi, la salute della donna è totalmente soggetta agli interessi di altre persone che non mettono in pericolo il loro benessere. Portali di contatto come Millerotici raccomandano di seguire rigorosamente le raccomandazioni delle autorità sanitarie.

virus non ferma prostituzione

Inoltre, dall’organizzazione denunciano anche che queste professioniste del sesso stanno vivendo un momento di massima incertezza perché non sanno quale sarà il loro futuro. Devono pagare le spese derivanti dall’affitto delle camere e, in più, temono di essere gettate per strada dai proprietari. Questa situazione così precaria e pericolosa ha fatto sì che molte di loro si siano unite per richiedere alloggio, cibo e prodotti basici di igiene per poter stare in isolamento senza correre pericoli.

Nonostante ciò, le prostitute più vulnerabili sono quelle che esercitano la prostituzione per strada o nelle zone industriali. Sono molto più esposte a fattori di rischio e, inoltre, non hanno nessun altro mezzo di sussistenza oltre alla loro professione. Non avendo un lavoro legalizzato non possono richiedere aiuti statali o il sussidio di disoccupazione per cui sono obbligate a continuare ad esercitare la loro professione nonostante le proibizioni globali.

La maggior parte delle prostitute ha familiari a carico che dipendono unicamente ed esclusivamente dai loro introiti. In un momento come quello che stiamo vivendo attualmente, queste donne si trovano in una situazione di massima precarietà, in cui devono decidere se continuare con la loro professione, nonostante il rischio, o smettere di lavorare e, di conseguenza, non avere più introiti.

A causa della situazione che abbiamo descritto, l’organizzazione Médecins du monde ha richiesto ufficialmente che le prostitute siano considerate popolazione vulnerabile e, pertanto, possano richiedere gli aiuti economici promossi dagli stati.

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