Le donne autentiche, la mia visione sulla serata di Sanremo

| 5 Febbraio 2020

La prima di serata di Sanremo, in quanti se la ricorderanno per le canzoni, per la bravura di Amadeus?
Quanti invece si porteranno dentro il monologo di Rula Jebreal, una donna che ha saputo farsi spazio con un’eleganza, una maestria e una sensibilità che ha regalato un vero momento autentico, dopo gli scontati monologhi sulla bellezza.  Non penso sia facile mettere a nudo la propria storia, raccontare del suicidio della propria madre e soprattutto su come sia avvenuto.  Penso che sia altrettanto difficile parlare di violenza sulle donne in un palco dove l’unica cosa che viene valutata del genere femminile è l’abbigliamento.

Sanremo

Ma penso, cari amici, che ieri sera Rula abbia dato un grosso supporto a tutte le donne che girano per le strade delle loro città con un peso sulla coscienza.
Non è facile denunciare ma soprattutto diventa impossibile vivere, e la Jebreal ieri sera, ha dato speranza a tutte le donne.
Ha ribadito che non è un abbigliamento a rendere una donna violentabile.
Sembra assurdo che nel 2020 questo concetto debba essere ribadito, ma purtroppo è un’affermazione che ancora oggi è sentita da troppe orecchie.
Io ho amato quel monologo, i suoi dettagli, la sua fermezza nel raccontarli mista a quella commozione vera, sentita, che ha reso il palco dell’Ariston di Sanremo, un vero speaker’s corner londinese dei tempi passati.

Mi è piaciuto il rispetto che le è stato portato, gli applausi, la commozione e lo sguardo di ammirazione e devozione della figlia nei confronti di una grande madre.
Ieri sera per la prima volta si sono scardinate quelle idee primordiali, medioevali che la donna può stare solo un passo indietro all’uomo.

Giulia Vujovic

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